martedì 3 dicembre 2013

CAPTAIN PHILLIPS








Regia: Paul Greengrass

Cast: Tom Hanks, Barkhad Abdi, Catherine Keener

Distribuzione: Sony Pictures

Genere: azione, biografico, drammatico, thriller


Un cargo battente bandiera statunitense, chiamato Alabama, viene sequestrato in acque internazionali da pirati somali che, con i loro vecchi motoscafi e sistemi rudimentali, come in antichi arrembaggi pirateschi riescono a introdursi nella nave e prendere in ostaggio il loro capitano Richard Phillips, qui interpretato dall’attore più volte premio oscar Tom Hanks.
Un’incipit nuovo, quello proposto da “Captain Phillips – Attacco in mare aperto”, capace di convogliare l’attenzione su di un problema attuale come il fenomeno della pirateria somala e la miseria che attanaglia l’Africa, costringendo dei poveri pescatori a tramutarsi in pirati alla mercè di organizzazioni malavitose, senza scrupoli.
Temi importanti si uniscono alla tragedia privata di un equipaggio preso in ostaggio; paura, angoscia, reazioni individuali vengono ben sottolineate dalla regia di Paul Greengrass e dalla recitazione magistrale dell’attore protagonista Tom Hanks.  Un cast che funziona fatto di nomi noti e poco noti al grande pubblico, come il team di attori somali che, con la loro estrema magrezza e abilità recitativa, riesce a far capire allo spettatore l’estrema povertà di un popolo portato allo sfinimento da avidi interessi capitalistici.
Con Captain Phillips l’impressione sarebbe quella di ritornare ai grandi film impegnati socialmente, alle regie indimenticabili firmate Michael Mann (Insider – Dietro la verità) e Stephen Soderbergh (Erin Brockovich - Forte come la verità), ma il finale non soddisfa l’aspettativa;  frettoloso e troppo concentrato sull’azione, la tematica decade nella solita “americanata action” dove deve obbligatoriamente risplendere il marchio USA.

Joe Lake





giovedì 12 settembre 2013

L'HORROR POLESANO SBARCA A VENEZIA

Polesine Film Commission, il regista Ivan Zuccon e la troupe
Quest’anno, alla 70esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, si è svolta un’interessante rassegna con dibattiti e proiezioni dedicata alla filmografia legata al territorio veneto, in particolare il Polesine.
Promossa da “Polesine Film Commission”, nello spazio dedicato alla regione Veneto, ha avuto un doveroso omaggio un regista molto conosciuto e apprezzato soprattutto all’estero, Ivan Zuccon, affermato filmaker di numerosi film horror, con una ricca carriera alle spalle. All’incontro, svoltosi domenica 1 settembre presso l’Hotel Excelsior del Lido, hanno presieduto, oltre al giovane regista, il noto commentatore dei film di genere e corrispondente estero per la rivista Fangoria, Roberto D’Onofrio, la produttrice cinematografica Roberta Melissa Marelli e due dei pochi attori italiani Matteo Tosi e Michael Segal (assieme a Emanuele Cerman),  con i quali il regista ama lavorare.

l'attore Matteo Tosi, Michael Segal e la produttrice Marelli
Ivan Zuccon, incalzato dalle domande del giornalista, ha parlato della sua carriera, iniziata da giovanissimo, collaborando come assistente per Pupi Avati nel film “La via degli Angeli” ed è attualmente il suo montatore per programmi tv e documentari. Ha spiegato il suo metodo di lavoro, ribadendo il concetto che un film è innanzitutto un prodotto d’equipe, che prevede la collaborazione e le intuizioni degli attori coinvolti. Lui non prepara storyboard, tutto è nella sua mente, la sua narrazione si svolge, prende corpo e si sviluppa secondo una linea decisa sul set, in accordo con i personaggi del suo racconto cinematografico.  Per Zuccon l’horror è l’espressione più intima delle paure e delle ossessioni che affliggono l’essere umano, asserendo che è la società contemporanea a far leva su questo, nell’amplificare il senso della paura a livello collettivo, attraverso fatti di cronaca o eventi resi noti dai più comuni organi di diffusione di massa, soprattutto giornali e TV. I temi fondamentali delle ossessioni riprese dal regista sono appunto la paura come incipit per le azioni irrazionali e la religione che, secondo l’iconografia conosciuta, è da sempre legata all’idea della morte: morte e fede, dicotomia indissolubile nella sfera della coscienza umana. In questo clima si sviluppano le storie nelle quali il territorio ha un’importanza rilevante. I suoi film sono ambientati proprio lì, dove egli vive, nelle atmosfere rarefatte e nebbiose della terra polesana, lungo gli spazi aperti dominati da fitti boschi di pioppi e fiumi che abbondano in tutto quel territorio. Se la storia è girata in interno, preferisce i vecchi casali, le ville contadine dismesse per un’ambientazione dal carattere cupo e claustrofobico. Secondo il giovane regista, il Polesine è un territorio che offre una grande opportunità scenica, degna di essere immortalata sul grande schermo.

Il presidente Polesine Film Commission, Ivan Zuccon e Roberto D'Onofrio
 A dimostrazione di quanto rivelato da Zuccon, è stata proiettata per gli ospiti una clip con due dei film più interessanti realizzati dal regista: “Colour from the Dark”, la cui sceneggiatura è stata ripresa da un racconto di Lovecraft e un film di prossima uscita “Wrath of the Crows”, girato in lingua inglese anche con alcuni attori stranieri, che verrà doppiato in italiano per essere diffuso nelle maggiori sale cinematografiche del nostro paese. La visione delle sequenze estratte dai due lavori cinematografici è stata accolta con grande entusiasmo, soprattutto per le performances dei due attori presenti, Matteo Tosi e Michael Segal, protagonisti  dei film. Le loro interpretazioni incisive, toccanti, drammaticamente emozionanti hanno letteralmente bucato lo schermo, per la gioia degli spettatori amanti del genere e non solo. Una recitazione davvero coinvolgente, uno spettacolo per gli occhi che auspica loro di calcare le scene della cinematografia internazionale.
A fine evento, gli attori hanno così commentato:

Matteo Tosi: "E' riduttivo chiamare Ivan Zuccon regista. E' un autore autentico e sensibile che lavora in sinergia con attori e troupe, riuscendo a "creare" sul set sempre qualcosa di inaspettato e imprevedibile. Lavorare con lui è pura creazione artistica. Sono felice che abbia potuto avere questa vetrina presso Polesine Film Commision nello spazio della Ragione del Veneto, e mi auguro da veneto che le Istituzioni e il suo territorio sappiano  valorizzare e sostenere sempre di più, il lavoro di un talento mondiale di cui tutti gli italiani devono andare fieri".

Michael Segal: “Essere presente a Venezia con una selezione di film dove sono protagonista e co-protagonista è stata una soddisfazione intensa ed appagante. La città veneta è uno spettacolo per gli occhi e una carezza per il cuore di un artista. Il veneto è una terra meravigliosa dove ambientare film, interpretarli e...presentarli!”

La produttrice Roberta Melissa Marelli: "Probabilmente non tutti sono al corrente del fatto che dietro alle quinte di questo festival internazionale, pullulano decine e decine di iniziative altrettanto degne di nota. L'intervista che ha visto protagonista Ivan Zuccon, atta a far conoscere la sua arte anche nel nostro paese, è stata un piacevolissimo concentrato di cura e stile. Un momento intenso di emozioni che ha contribuito a valorizzare il grande talento del nostro regista e il suo ultimo meraviglioso lavoro. Dopo la premiere del 2 maggio scorso a Los Angeles, "Wrath of the Crows" sta ricevendo parecchi consensi dal pubblico, dalla critica e dai media. Sta partecipando a parecchi dei festival horror più importanti del mondo e la sua distribuzione sta avvenendo in maniera capillare proprio in questi mesi".

Lo staff di Filmania 


Il regista Ivan Zuccon tra gli attori Matteo Tosi e Michael Segal

lunedì 2 settembre 2013

EVILENKO




 Genere: Drammatico
 Regia: David Grieco
Attori: Malcolm McDowell, Marton Csokas, Ronald Pickup


Film del 2004 che trae ispirazione dalla vera storia del "mostro cannibale di Rostov", ovvero Andrej Romanovic Cikatilo. Per la precisione la pelicola in questione, scrita e diretta da David Grieco, è tratta dal romanzo "il comunista che mangiava i bambini", scritto dallo stesso Grieco che a sua volta, si è basato sulla vita del serial killer ribatezzato, in questo contesto, Andrej Romanovic Evilenko. Il  mostro della "striscia di bosco" ha confessato più di 50 omicidi tra la fine degli anni Settanta fino al novembre 1990 e, per il modo di infierire sulle sue vittime, in prevalenza bambini ed adolescenti di entrambi i sessi, si è guadagnato una moltitudine di appellativi, tra cui quelli sopra riportati.
Ex professore, fu catturato dopo un'estenuante caccia all'uomo, processato e infine giustiziato nel 1994. La trasposizione sullo schermo di tematiche come queste non rappresenta di per sè nulla di particolarmente originale: molto spesso assistiamo a degli adattamenti più o meno romanzati e, in questo senso, Evilenko non rappresenta un'eccezione. Tuttavia, fin dalle prime sequenze, si intuisce la "serietà" di questa narrazione: la riuscita e la credibilità di pellicole del genere sono dovute anche alla figura del protagonista chiamato a vestire i panni del serial killer, basti pensare a Monster, film del 2003 che è valso il premio Oscar alla protagonista Charlize Theron per aver interpretato la figura di una prostituta condannata a morte negli Stati Uniti per svariati omicidi. Il ruolo di Andrej Romanovic Cikatilo viene affidato a Malcolm McDowell, il cui nome gli appassionati ricorderanno di sicuro associato, nel lontano 1971, all'emblematica sagoma del giovane e violento Alex DeLarge quale protagonista di Arancia Meccanica del maestro Stanley Kubrick. Scelta quanto mai azzeccata, dato che il tempo non ha scalfito le qualità e, soprattutto, l'inconfondibile sguardo dell'ex "capo drugo". Il film non si perde in preamboli e si focalizza immediatamente sul profilo di Evilenko, severo professore incline ad instaurare torbide relazioni con i suoi giovani allievi. Proprio per queste sue tendenze viene costretto a dimettersi ma, grazie al suo fanatico attaccamento al Partito Comunista, viene contattato e reclutato dal KGB permettendogli ancora maggiore libertà di "azione" per i suoi crimini. Per più di un decennio si consuma una vera e propria cacca all'uomo in un paese spaccato dalla crisi del comunismo e dal tentativo di rinnovamento attuato da Mikhail Gorbaciov con la cossidetta "perestroijka".
Nonostante la pellicola si sviluppi a tratti come un documentario, risulta piuttosto evidente la critica al regime e all'idealogia comunista tanto che, da una teoria di uno dei psicoanalisti chiamati ad analizzare il caso,viene teorizzato come uno dei più feroci crimini della recente storia dell' Unione Sovietica sia stato "creato"e motivato nelle sue azioni dalla società stessa a causa della perdita di ideali, di fiducia in un paese in progressiva dissoluzione, sia politica che economica.Oppure lo si può considerare inconsapevolmente malato di schizofrenia. Al di là di determinate correnti di pensiero, condivisibile o meno, resta il fatto che casi come questo sguinzaglino una moltitudine di teorie, tutte potenzialmente plausibili ma altrettanto contestabili. Rimane il fatto che il mostro di Rostov fu dichiarato sano di mente, rendendo ancora più agghiacciante l'atmosfera generale di questa produzione, che merita attenzione per la realtà di fatti di cronaca probabilmente poco conosciuti e, dal lato cinematografico, per una prova d'attore di altissimo livello da parte di  McDowell.
M.R.

Trailer Evilenko

venerdì 28 giugno 2013

Intervista a Gerry Shanahan, il “giudice” di Wrath of the Crows”






Gerry  Shanahan , talentuoso attore irlandese che ha lavorato in numerosi films, anche di produzione italiana, come “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore, si racconta in questa intervista, rivelandoci alcuni segreti e curiosità del film “Wrath of the Crows”.


Dunque, Mr. Shanahan, vorrei iniziare questa nostra intervista partendo dal suo personaggio; chi è Charlie e che ruolo ha nel film?
Beh, vediamo …  definire Charlie non è così semplice .  Il mio personaggio ha un ruolo importante in Wrath of the Crows, è il “guardiano delle anime”; originariamente un santo, che era alla spasmodica ricerca di Dio. Uno sforzo il suo, un desiderio così ardente che lo porta all’esperienza più elevata: vedere “la luce divina”. Una luce, però, così intensa e luminosa da renderlo cieco per sempre. Charlie è colui che salva la principessa dalla sentenza di morte emessa dall’inquisitore; colui per il quale la principessa stessa accetterà di lavorare, andando alla ricerca di anime. Un personaggio, il mio, che sembra buono, perché vorrebbe salvare l’anima di lei macchiatasi di una grave colpa, un peccato angosciante, difficile da redimere, la sua è un’anima che pesa.

Mentre definiva Charlie, ha usato l’espressione “sembra buono”, cosa voleva intendere? Non è convinto che il suo personaggio sia una figura positiva nel film?
Stiamo parlando di un fantasy horror ed è difficile che un personaggio sia completamente positivo (afferma divertito). Vedi, quello che mi piace di questo ruolo è lo sdoppiamento, da una parte c’è Charlie, il santo uomo, e dall’altra il Giudice, entrambi convivono nel mio personaggio, quindi tu non sai mai chi è quello buono e chi quello cattivo; come vedi, è proprio una figura complicata.

Due personalità, due temperamenti diversi in un unico personaggio dunque … è la prima volta che si cimenta in un ruolo simile?
Non proprio direi. Quando ho interpretato Daniel nel film “Derelict”, il mio personaggio viene rapito da un gruppo di malviventi e all’inizio non è affatto spaventato di questa nuova situazione che sta vivendo. L’unico sentimento che inizialmente dimostra è il suo disappunto nell’essere stato trascinato via a forza, però poi, nel corso del film, inizierà a cambiare, diventando psicologicamente debole ed insicuro; ecco, in un certo senso, anche in questo caso abbiamo un mutamento di personalità come in Charlie di “Wrath of the Crows”.

Ritornando a “Wrath of the Crows”, appunto, come pensa accoglierà il pubblico questo film e, più in particolare, il suo personaggio molto diverso, a quanto mi dice, da Giovanni in “Colour from the Dark”?
Wrath of the Crows sarà un film epocale.  Penso che il pubblico, inizialmente, amerà Charlie, stimerà la sua saggezza e comprenderà i suoi problemi fisici, essendo lui un cieco che si deve muovere con l’aiuto di un bastone … 

Un po’ come Tiresia, dunque, il celebre indovino della mitologia greca immortalato da Omero nell’Odissea?
(Sorride)  Non lo  definirei proprio come Tiresia, poiché il Giudice che interpreto ha a che fare con le pericolose regole della prigione e spesso le manipola, dando vita a degli sporchi giochi. Con questo ti ribadisco che il mio personaggio ha sfaccettature ambigue, tipiche dei “bad characters”. Sì, mi piace interpretare i  “cattivi”, perché hanno una psicologia complessa, sono personaggi interessanti e ti permettono di comportarti come mai oseresti nella vita reale. Se il pubblico ti odia, poi, vuol dire che hai fatto un ottimo lavoro.

Questa è la seconda volta che lavora con il regista Ivan Zuccon, quale impressione si è fatto  di lui?
Ivan Zuccon è un ottimo regista, paziente e perfezionista; è molto facile lavorare con lui perché ha una personalità accomodante e decisa allo stesso tempo. La prima volta che l’ho conosciuto è stata in occasione del film “Colour from the Dark” e ho potuto vedere lì come lavorava; a mio avviso, è il miglior modo che io conosca.

So che è già stato in Italia a girare in diversi films italiani, cosa ne pensa del nostro Paese e dei nostri attori?
Sì, lavorare in Italia mi piace, poiché ha molte analogie con l’Irlanda, da dove provengo. Del vostro paese mi piace quasi tutto: il cibo, la musica, l’ospitalità. Mi sento a mio agio lavorando con attori italiani, sono professionali, ben preparati e con loro ho intrecciato sempre buone amicizie.






A short translation into English:
To talk about Charlie isn’t easy, he is a “keeper of souls”, a holy man who originally looks for God, but when he sees it, he becomes blind. He is the man who saved the princess from the “Grand Inquisitor” and because of this, she began to work for him looking for souls. Charlie seems like a good person, he wants to save the princess’ soul. She committed a grave offence and her soul is burdened.
I like my character because he has two personalities, he is Charlie, the holy man and the Judge, so I am two persons and you don’t know who is the good and who is the bad. He is a very complicated character.
I’ve played a similar one  in “Derelict”, a movie, where I was Daniel, a kidnapped man who didn’t want to be there. At the beginning he wasn’t scared, he didn’t want to be there and that’s all, but then his feelings began to change and Daniel became weak and terrified. Two different behaviours, more or less as we can see in Charlie of “Wrath of the Crows”.

Joe Lake

Per saperne di più su Gerry Shanahan andate a questo link:



Dal set di "Wrath of the Crows"








lunedì 10 giugno 2013

FIVE FINGERS

  


Regia: Laurence Malkin

Interpreti: Laurence Fishburne, Ryan Philippe e Colm Meaney


Difficile commentare un film di questo tipo in quanto, raccontandone lo svolgimento, si rischierebbe di farsi sfuggire qualche dettaglio di troppo che finirebbe per compromettere l'originalità di un finale che rappresenta il punto forte di questa breve pellicola del 2005 di Laurence Malkin.
Fatta questa doverosa premessa, mi limiterò allo stretto necessario per delineare gli aspetti salienti della narrazione.
Martijn (Ryan Philippe) è un giovane olandese, il classico ragazzo perbene, gentile, biondo, occhi azzurri. Impegnato in un programma alimentare per aiutare i bambini del Marocco, deve recarsi sul posto per portare avanti il suo progetto. Grazie ad internet recluta una guida in grado di fargli strada sul territorio, quindi saluta la sua ragazza (anch'essa di origini marocchine) e prende volo per l'Africa. Il suo incubo inizierà una volta giunto a destinazione: lui e la sua guida vengono sequestrati, quest'ultima uccisa quasi subito, mentre Martijn è tenuto in vita e sottoposto ad un estenuante interrogatorio riguardante il suo "progetto" e i suoi "contatti" nel paese. Da questo punto in poi si assiste ad una vera e propria guerra psicologica tra il giovane e i sequestratori capitanati da Ahmat ( Laurence Fishburne).
La prima mezz'ora, in effetti, si trascina abbastanza lentamente e i due protagonisti rispecchiano gli stereotipi tipici del caso : da una parte Martijn, giovane uomo dal volto pulito, pieno di buoni propositi, giunto in Marocco per "cambiare le cose", dall'altra Ahmat, l'estremista e probabile terrorista che lo ha rapito, il "cattivo" che cerca di estorcergli informazioni. Fino a qui tutto sembra scontato, ma vale la pena resistere e proseguire con la visione.
 E' un vero braccio verbale quello che si svolge fra i due, anche se ovviamente non è una lotta ad armi pari.
Entrambi si rivelano allenati, ma la resistenza del giovane viene messa a dura prova dal momento che il suo rifiuto a fornire le  informazioni di cui il suo sequestratore lo ritiene in qualche modo in possesso gli costeranno, come si evince dal titolo... le sue dita, una dopo l'altra.
 Non è il caso di andare oltre per quel che riguarda la trama, tuttavia si può concludere sottolineando come questo breve film riesca, soprattutto nella seconda metà, a stimolare la curiosità dello spettatore circa la conclusione del ( sadico) gioco. La delicata tematica che fa da sfondo alla vicenda è quella del terrorismo anche se, in questo caso, viene percepita solo come base per un thriller psicologico dal risvolto incerto fino alla fine; apprezzabile la scelta di introdurre, durante la narrazione, dei brevi flashback per permettere allo spettatore di mettere insieme tanti piccoli indizi che condurrano ad un epilogo nel quale i due antagonisti caleranno le rispettive maschere. Originale!
M.R.

TRAILER FIVE FINGERS





domenica 5 maggio 2013

“MIDWAY” CONQUISTA IL VENETO



Matteo Tosi
 Grande successo di pubblico e di critica per il film “Midway – tra la vita e la morte” del regista John Real presentato il 14 e il 17 aprile nelle sale venete del cinema Politeama di Adria e al Cinergia di Rovigo. In entrambe le premières era presente in sala l’attore protagonista del film, Matteo Tosi, che interpreta il ruolo di Alex Vinci, un personaggio oberato da problematiche di coppia e lavorative che si ritroverà ad affrontare, assieme alla compagna ed un gruppo di amici, un’avventura inquietante, turbata da misteriosi fenomeni paranormali.
Due eventi diversi, ma ugualmente partecipati.
Al cinema Politeama un pubblico giovanile ha accolto calorosamente l’attore Matteo Tosi, manifestandogli tutto il suo vivace apprezzamento, sia durante la presentazione del film che al termine della proiezione.

Matteo Tosi presenta il film
 Una valanga di domande lo ha sommerso nei 45 minuti successivi alla visione del film, dimostrando un notevole interesse per l’abilità recitativa dell’attore nell’immergersi entro la sfera psico-emozionale del personaggio, per l’escursus narrativo della storia, nonché per i tanti dettagli inerenti la realizzazione del film, come la scelta delle locations, i visual effects ed il make-up. Eloquente e carismatico, Matteo Tosi ha magnetizzato il pubblico, stuzzicandone la curiosità per un prossimo sequel già annunciato dal titolo “Midway – la possessione”.

Matteo Tosi assieme ai suoi fans

 Un evento mondano dall’atmosfera glamour ha accolto la première di Midway al Cinergia. Tanti nomi noti dello star system, dello spettacolo, del cinema e della moda vi hanno partecipato assieme ad un folto gruppo di giornalisti, fotografi e spettatori. Un gran galà stellare intorno all’attore Matteo Tosi, molto acclamato e festeggiato prima e dopo la proiezione del film che si è concesso generosamente ai tanti flash dei fotografi scattati in compagnia dei personaggi dello show business e delle numerose ammiratrici, ammaliate dalla sua bravura, cortesia e fascino.

Matteo Tosi e le sue ammiratrici

 Ottima è stata l’accoglienza in sala dell’ultimo lavoro di John Real “Midway”, come pure la critica non si è risparmiata nell’apprezzare il lato emotivo di un thriller nuovo, dove suspense e tensione si amalgamano ad una storia drammatica dal sapore intimistico.
A conclusione del galà, a tutti i partecipanti è stata offerta una deliziosa torta della pasticceria Charlotte Rovigo, a forma di petali su cui regnava la scritta “MIDWAY”. 

Lo staff di Filmania.

Il taglio della squisita torta
 
Matteo Tosi e alcuni vips della serata